Aspirapolvere o…aspira dati?
Indagine del MIT Technology Review di dicembre: volontari pagati testano una versione del noto robot Roomba di IRobot con un nuovo software e nuove funzioni; il robot cattura immagini intime che successivamente vengono publicate su alcuni forum. IRobot sta indagando. Nel frattempo ha interrotto i rapporti con il fornitore dei servizi di elaborazione dati.
Guarda caso, Amazon ha proposto l’acquisto di IRobot per la cifra di 1,7 miliardi di dollari. La Ue sta per attivare una procedura di antitrust.
Ma nel nostro contesto l’attenzione non riguarda il problema dell’antitrust, ma la raccolta e l’elaborazione dei dati personali. Non è cosa nuova che questi robot raccolgono dati sulle planimetrie delle case, sulle abitudini di vita, etc., ma il fatto che tali dati vadano a concorrere alla profilazione, già in molti casi avviata tramite gli assistenti vocali (Alexa), desta non poche preoccupazioni.
Da una parte c’è Google, che ci abbraccia in ogni momento della giornata rilevando quando e come utilizziamo il telefono, che navigazioni effettuiamo, quali aree geografiche frequentiamo, etc., dall’altra il più grande negozio virtuale del mondo, Amazon, che già conosce molto di noi, infine i social, le società connesse alle smart tv e dei vari provider di servizi.
Il ruolo dei grandi player è sempre più quello di un Big Brother intrusivo, pronto a raccogliere ogni dettaglio della nostra persona e della nostra vita.
Alla tipica affermazione “non ho nulla da nascondere”, si può rispondere con degli esempi pratici: Cambridge Analytica effettuava analisi psicometriche finalizzate al condizionamento a scopo politico, tramite veicolazione di fake e di post ad hoc; le proposte pubblicitarie invasive, che destano inquietanti sospetti quando giungono dopo che si è parlato di alcuni temi o prodotti specifici in casa con il proprio coniuge e così via.
E’ facilmente immaginabile cosa possa significare la commistione di più attori in grado di arricchire una profilazione sempre più dettagliata sui soggetti interessati, cioè tutti noi.
ChatGpt, la nuova applicazione basata sull’intelligenza artificiale di Google, chiude il cerchio.
Qualcuno si ricorda la scena di The Wall, dove una fila di persone, raffigurate da un’animazione, entra dentro un grande tritatutto? Ecco, mi pare una chiara rappresentazione dei cittadini del terzo millennio. Nell’animazione di The Wall, visto l’anno di produzione del film, quelle persone non avevano in mano lo smartphone….
Daniele Umberto Spano
Ceo Kruzer S.r.l.