Il Garante attenua la querelle scoppiata nel mondo dei pubblici esercizi, in merito alla verifica dei documenti di identità, finalizzata a completare il controllo del green pass. Infatti, se in molti casi esiste un rapporto fiduciario e di conoscenza, tra avventori e gestori, non possiamo dimenticare i clienti nuovi o sconosciuti che potrebbero mostrare un certificato intestato ad altri.

Pasquale Stanzione, il nostro Garante per la privacy, rispondendo ad un quesito della Regione Piemonte e sconfessando il ministro degli interni (Lamorgese), che avrebbe concepito l’esonero di tale pratica, si è pronunciato favorevolmente rispetto alla possibilità dei gestori di bare e ristoranti (ma non solo) di verificare l’identità dei clienti tramite la richiesta di esibizione di un documento.

Ciò è stato motivato con la minimizzazione del trattamento dei dati dei clienti di bar e ristoranti previsto e anzi auspicato dall’Authority.

Ricordiamo, al contrario, frequenti pratiche, in uso presso molte aziende, assolutamente vietate, che prevedono fotocopie di documenti all’ingresso o addirittura la consegna degli originali, conservati in portineria, fino all’uscita del visitatore.

Una buona pratica, da parte dei gestori di locali, sarebbe quella di affiggere un foglio all’ingresso, che informa gli avventori di questo obbligo. La persona incaricata dal gestore per i controlli deve essere formata, come previsto dall’art. 29 del Gdpr, al fine di evitare trattamenti di dati eccessivi e/o scorretti, che potrebbero causare grossi guai.

Non vi è mai capitato che l’incaricato, quando vigeva l’obbligo del rilevamento della temperatura, la leggesse ad alta voce davanti ad una moltitudine di persone? A me è capitato spesso. Evidentemente, nessuno si era preoccupato di preparare la persona correttamente.

 

Daniele Umberto Spano

Ceo Kruzer S.r.l.

 

 

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